Oggi, 23 aprile, è la Giornata mondiale del libro. Non so se perché sono nato proprio il 23 aprile, o perché semplicemente i contesti e i luoghi in cui vivo e sono cresciuto mi hanno portato, insieme ad una dose variabile di quella che amiamo chiamare libertà, ma ho sempre avuto un rapporto molto stretto coi libri. Chi mi conosce lo sa, e forse se ne è accorto anche chi segue distrattamente i miei profili social. Nella mia casa i libri abbondano, e fanno parte di una sostanziale fetta di ogni giornata.

Non ho mai considerato la lettura un atto di isolamento. O meglio, per un certo verso lo è, ma ha nella sua “missione” quella di evitare le derive cattive di ogni solitudine. Leggere non significa emarginarsi (anche se spesso alcuni lo credono, stigmatizzando chi legge, come fosse un reato), leggere vuol dire immergersi in un contesto, in dei luoghi e in delle pagine che ampliano il nostro orizzonte percettivo e di esperienza.

Inevitabilmente, per uno che prova a scrivere musica e parole, tutto ciò che vive, che pensa, e spesso che lo sfiora soltanto, diventa materiale plastico da riguardare. (Quest’ultimo verbo, va inteso sia nel senso del riguardo, della cura, sia del guardare di nuovo.)
E allora, le pagine, la voglia di una fuga, non solo materiale – prendendo un aereo –, ma anche interna alla fantasia che si svolge, magari, nello stesso luogo in cui sei nato e vissuto, sono entrate di diritto dentro una delle canzoni che formano la tracklist di Sicuro su niente.

Il brano, ora disponibile su Youtube, e per qualche giorno scaricabile gratuitamente su SoundCloud, e che qualcuno avrà già sentito, si intitola «Le pagine». Sembra un inno alla solitudine, e probabilmente lo è; perché la solitudine buona è la strada più affascinante per andarsene e poi tornare in mezzo alle vite degli altri, senza rimanerne affogati.

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